Testimonianza di ringraziamento al Signore e alla Vergine Maria e annuncio di speranza di Elisabetta un cara mamma che ha perso suo figlio Federico in un incidente stradale.
Il Signore ha posato il suo sguardo su noi, sulla mia famiglia, ha avuto misericordia delle nostre miserie: la morte, la sofferenza, le malattie sono eventi che non dovrebbero far paura a nessuno perché c’è in gioco molto di più: la nostra salvezza eterna; perché breve è la pena ed eterna è la ricompensa. Oggi il bene è di gran lunga superato dal male, ecco perché la bilancia cala solo da una parte. Il mondo ha bisogno di calore di eroismo! Dio vuole tutto il nostro Amore non si accontenta di tiepide preghiere perché Lui si dona completamente a noi. Se Gli diciamo “si”, ci investe con una forza ed energia che è impossibile resisterGli. Io penso che il nostro “si” al Signore accende una gioia lassù che tutti proprio tutti: i nostri cari, gli angeli, i santi con Gesù fanno festa e si apre per noi una strada luminosa. Vorrei fare una premessa prima di raccontare l’esperienza della mia famiglia. Tenere ben presente che le persone che soffrono la perdita di un figlio saranno sempre soggette a dover fare i conti con la vita di tutti i giorni e soffrono perché più sensibili, più toccate dentro; per questo motivo se si comincia un cammino con Maria e suo Figlio bisogna assolutamente lasciare il cuore aperto e fare in modo che sia lo Spirito di Dio a guidarci pur nella sofferenza. Eliminiamo i ragionamenti, se facevo…, se dicevo…, se…; non guardiamo ciò che pensano gli altri di noi, della nostra condizione, perché non potrebbero capire…comprendiamo e amiamo. Ripetiamo ogni momento:- Gesù pensaci Tu.- consegniamo tutto nelle sue mani. Non c’è bisogno operando in questo modo di preoccuparci del domani, del futuro perché sarà Lui a guidarci se noi Glielo lasceremo fare. La Fede, la Speranza, la Carità, il Perdono sono doni di Dio, noi da soli non siamo capaci di amare perché siamo sulla Terra dove c’è purtroppo il male, ma non perdiamo le Grazie se diciamo quel “si” tanto atteso dal Signore. Perché trastullarsi se pensa a tutto Lui? Lo so non è bello sentirsi dire che il dolore ci sarà ahimè sempre, ma sarà diverso, costellato di gemme di speranza. Ogni fitta al cuore è un passo verso il Paradiso; ogni movimento d’animo o sospiro nulla sfugge a Dio. Sono certa che i nostri figli sono in preghiera per noi. Non ci resta altro che amare un Dio che ci AMA. Perché dovremmo dannarci anche l’anima dopo tanta sofferenza? Crediamo in tante cose, a volte, in idoli creati dall’uomo e allora perché non seguire il Signore che ci promette l’eternità e di ricongiungerci ai nostri cari? Se non lo faremo diventeremo prede nelle mani di chi ci vuole tristi, affranti e lasciare la porta aperta all’altro il demonio che facendo leva sulla nostra debolezza ci porterà alla distruzione della nostra anima e del mondo in cui viviamo. La mia vita come quella di mio marito e dei miei due figli Giuseppe e Federico era una vita normale con i suoi alti e bassi. Non eravamo cattolici praticanti, diciamo che si entrava in chiesa solo nelle ricorrenze più importanti. Gesù, però, per noi era un punto fermo di riferimento per la vita. Federico il più piccolo si divertiva da matti a preparare il presepe era un vero diletto per lui. Tutto procedeva tranquillo…si fa per dire: c’erano stati lutti in famiglia che ci avevano ferito nel profondo ma l’orologio della vita per la mia famiglia si fermò il 23/6/2010. Mio figlio Federico all’età di 16 anni non ancora compiuti viene investito da un uomo completamente ubriaco. Inutili furono i miei consigli quel giorno, di non uscire, di aspettare perché faceva molto caldo, disse semplicemente:-Ciao mamma io vado! Non feci in tempo a prendere le chiavi del motorino e solo dopo capii che ogni avvenimento non è nelle nostre mani e i sensi di colpa sono dannosi e ci portano lontano da Dio. Disse il suo ciao quel giorno con un volto luminoso. Era bello Federico, incredibilmente bello, ma lo era ancora di più dentro. Illuminava gli angoli bui della nostra esistenza, dell’anima, portava gioia ovunque anche a scuola. I suoi professori mi dissero che sprizzava gioia da tutti i pori. Da piccolino fu soprannominato cerotto perché era incollato alle sue maestre e le riempiva di baci e io che vedevo in lui un innocente furbizia di bambino gli dicevo sempre:- Sai come farti amare e così eviti anche i richiami furbacchione! Spesso mi faceva capolino davanti alla porta della mia classe solo per abbracciarmi e quando non mi trovava abbracciava le mie colleghe. Quel giorno alle 14:20 ora dell’impatto mortale io mi ero appena seduta, ero a casa e fui presa da un malore tanto che pensai di morire, ma non potevo sapere che in quel preciso momento mio figlio ci stava lasciando. Dopo circa un’ora e più chiamò mio marito e ci ritrovammo tutti anche con Giuseppe, il figlio più grande, sdraiati sull’asfalto accanto a Federico. Sembrava un animaletto ferito. Era andato incontro alla morte mentre sorrideva con gioia ed entusiasmo alla vita. Dopo giorni e giorni devastati dal dolore, si parlava poco fra noi, non avevamo il coraggio di parlarne; tutti soffrivamo in silenzio: il mondo ci era crollato addosso. Io mi sentivo violata nell’intimo, come se qualcuno e per giorni mi strappasse dall’addome gli organi. Non volevo sentire, non volevo capire, volevo che mi ingoiasse la terra nelle sue viscere. Ma la sofferenza dura, cruda, la provi col passare del tempo. Il tempo mi fece capire che non potevo far nulla, che mio figlio non c’era, non potevo più occuparmi di lui, ma allo stesso tempo cresceva la speranza di poterlo riabbracciare un giorno, in un’altra dimensione, in Paradiso. Non potevo rinunciare così a lui, si dà la propria vita per un figlio, avevo cercato di educarlo con dei valori e con fiducia, quel giorno è uscito ma ha trovato qualcuno a cui la propria vita non interessava, gli faceva schifo per ridursi così e così ha stroncato la vita di Federico e quella di tutti noi per sempre. Una voce, però, mi diceva dentro:- Cercalo tuo figlio! Così ho seguito quella voce e mi sono completamente abbandonata alla lettura della Bibbia. In quei giorni, non so più se per me esistesse il giorno e la notte leggevo e rileggevo, quando non capivo andavo a chiedere aiuto a don Antonio Razzini il prete che aveva battezzato Federico. Intanto “Cercate e troverete, chiedete e vi sarà dato” mi riecheggiavano nella mente. Sottoponevo il povero don a un profondo esame, lo guardavo negli occhi, non mi doveva sfuggire nulla. Ogni giorno le domande che porgevo a lui e ad altri sacerdoti si intensificavano e poi ancora a leggere altri libri, testi di santi, semplici testimonianze: io dovevo ritrovare mio figlio! Molto tempo dopo si sono avvicinate persone a me sconosciute che dichiaravano di essere orgogliose di aver conosciuto mio figlio e mi raccontavano di fatti, episodi accaduti tanto che i miei, gli amici ed io come mamma mi sentivo in colpa per non averlo saputo apprezzare nel modo giusto, di non averlo ascoltato con più attenzione quando mi parlava, ma non mi scoraggiai. Federico era venuto al mondo per insegnarci a vivere, lui amava noi, ma amava tanto anche gli altri, non si chiudeva nell’egoismo umano. In tutti gli anni che ha vissuto con noi ho avuto sempre la sensazione che mi stesse sfuggendo dalle mani: anticipava le tappe. Io lo volevo vicino e mi diceva spesso:-Mamma cosa faccio di male esco con gli amici! Voleva creare una catena d’amore e anche se non lo sospettava che il suo tempo stava per finire si comportava come se lo avesse sempre saputo e accelerava i tempi. Era sempre il primo ad alzarsi al mattino anche d’estate e il primo a uscire tanto che più volte gli dicevo:- Ma dove vai non c’è ancora nessuno a quest’ora in giro- e lui mi rispondeva:- Eh… ma ci sono i vecchietti in piazza parlo un pò con loro. Era così Federico inarrestabile. Spesso con mio marito ci rechiamo ancora nei luoghi frequentati da Federico, ma è come vedere uno scenario incolore, triste, monotono. Quando era presente lui c’era un’atmosfera d’allegria che coinvolgeva tutti. Ragazzi, persone adulte, anziani, hanno sofferto e pianto, sentono la sua mancanza e sono certa che lo porteranno nel cuore per sempre. I parenti erano preoccupati per noi, volevano in qualche modo aiutarci, vedevano la sofferenza che ci divorava giorno dopo giorno, così, a quasi un mese dalla tragedia, una cugina a me cara telefona al convento di San Giovanni Rotondo e chiede di parlare con Fra Modestino, ma fra Giuseppe, il frate che risponde in quel momento, dall’altra parte riferisce che il frate è molto ammalato e che avrebbe tentato di parlargli di Federico e se avesse risposto qualcosa glielo avrebbe comunicato senz’altro, comunque le consigliò di richiamare dopo circa un’ora (sappiamo tutti che fra Modestino aveva il dono di sentire e parlare con Padre Pio). Fra Giuseppe si fa dare i dati precisi dell’accaduto e anche l’ora dell’incidente, con tutto lo stupore di mia cugina. Dopo circa un’ora mia cugina richiama e con grande sorpresa ascolta fra Giuseppe che contento e premuroso le dice:- Signora Fra Modestino ha risposto e ha detto che Federico è talmente in alto che non ha bisogno nemmeno di una preghiera ma è lui a pregare per voi. La mamma ha bisogno adesso di sfogarsi , lasciatela fare, il tempo le servirà a capire. E’ una “ bella mamma” ( espressione tipica di Padre Pio quando doveva parlare della bontà, della disponibilità e del sacrificio delle mamme) e riceverà un dono dal Signore.- Quando mia cugina mi riferì tutto, ascoltai con molta attenzione e capii che quella era la strada per cercare mio figlio, non potevo perdere tempo ad accumulare rancore pensando che, in fondo pur sapendo dove si trovasse mio figlio, questo non mi avrebbe dato la possibilità di riaverlo con me a casa, quindi, per questo rinunciare alla ricerca per poi odiare il mondo che me lo aveva tolto. No, per fortuna non lo feci, volevo sapere di più sul nostro destino, futuro, oltre la vita. Non si può essere rinunciatari quando si tratta dei nostri affetti, della nostra esistenza. Dopo circa quindici giorni con mio marito siamo entrati nella Basilica di S. Pietro in Ciel D’Oro di Pavia e lì incontrai il priore P. Giustino che mi aprì il suo cuore e noi lo aprimmo a lui. Ci aiutò ad avanzare in questo cammino verso Dio, solo dopo un po’ di tempo ho capito che Dio era nelle sue parole. Padre Giustino ha una luce particolare quando parla e quando ascolta. Per quasi un anno sono cresciuta io e la mia famiglia con gli insegnamenti di P. Giustino, ma c’è stato un momento particolare in cui la mia coscienza si è svegliata ed è stato la notte della veglia di Natale quando lui con autorevolezza e con un sorriso, ci ha detto dall’altare:- Antonio, Elisabetta, Gesù è risorto! In quelle parole c’era tutto, c’erano le risposte a tutte le domande che un genitore si fa, ma soprattutto c’era la risposta che noi possiamo dare all’altro, il demonio che attraverso le persone ci manifesta tristezza, stati di disperazione, approfitta delle nostre debolezze e non ci fa vedere con chiarezza ed è proprio per questo che seguiamo il cammino che ci indica Maria, ascoltare le sue parole, viverle e meditarle per arrivare a suo Figlio. Poco tempo dopo padre Giustino mi regalò un piccolo vangelo e aveva messo in una pagina del vangelo di Giovanni, l’immaginetta della Madonna della Cinta, in quella pagina c’era scritto:-Non esiste un amore più grande di chi dà la vita per i propri amici e voi siete miei amici”. Mi piacque questo passo del vangelo, ma non trovai la connessione con Federico, perché si, certo, era con gli amici in quel momento tragico, ma quale ragazzo non è con gli amici a quell’età. Non era ancora il momento , non potevo ancora capire, perchè con Dio bisogna crescere a poco a poco; basta volerlo e lui si rivela ogni giorno e lenisce l’oceano della disperazione e sofferenza che c’è nelle persone. Oh, quante volte mi sono fermata davanti al tabernacolo e i discorsi non finivano mai; l’ho implorato, ho chiesto, ho preteso come figlia, come sua creatura e lui mi ha risposto donandomi tutto il suo Amore e lo ha fatto dolcemente con me, mio marito e mio figlio Giuseppe che lo stesso anno ebbe a Medjugorje la conversione, solo Dio sa come fu dura per noi portarlo. Giuseppe era pieno di rabbia e rancore. Ho cercato di guardare il mio Dio, come potevo, perchè proprio io dovevo evitarlo? Io che avevo tanto bisogno di calore, di sapere, e, Lui a un certo punto, quando ero pronta mi ha risposto. La gioia che mi ha dato il Signore insieme alle Grazie che sono arrivate mi hanno dato pace e fiducia. Dall’anno 2012 la mia famiglia guida un gruppo di preghiera principalmente frequentato da giovani, ma anche da persone adulte; i nostri parenti si sono avvicinati alla Fede; abbiamo incontrato la famiglia di Michelino Marcovecchio, (il veggente nativo di Agnone e cognato di p. Giustino - che vive a Milano); abbiamo ascoltato con profonda commozione tutti i messaggi che gli vengono donati dalla Beata Vergine Maria e da un’anima (di sua suocera mamma Livia, madre di padre Giustino) ; è nato un Amore grande per Gesù e tanta voglia di pregare e piangere di fronte alla passione di Cristo che proviamo ogni volta che si sale” Il Monte della Salvezza”, salvezza non solo delle anime del Purgatorio ma per tutti noi se doniamo il nostro cuore a Gesù. Pregando ho ritrovato mio figlio. Non come volevo io, sognavo di vederlo, abbracciarlo, ma nella forma che aveva deciso il Signore per noi. Bene, noi continuavamo a pregare, i messaggi diventavano per noi parole di consolazione, di rivelazione. La famiglia di Michelino su indicazione della Madonna organizzò la prima via crucis sul Monte Sant’Onofrio (Agnone - Molise), voluta dalla Santa Madre e il giorno precedente all’8/8/2011, proprio nella casa terrena dell’anima di Livia Casciano, mentre pregavamo, apparve lei e fra le tante parole d’incoraggiamento per tutti, ci disse che di lì a pochi mesi ci sarebbe stata una sorpresa. Le domande in quel momento mi assalivano: perché il Signore ha voluto che conoscessi queste persone? Perché ha voluto che assistessi alle apparizioni? Cosa mi vuol comunicare Dio? Spero che queste parole possano entrare e, creare nei cuori di chi soffre, di chi vuol conoscere Gesù, uno stimolo forte a farlo al più presto. Il nostro annuncio lo facciamo con Fede e con amore. In fondo, siamo noi che con il nostro “libero arbitrio”, alla fine, scegliamo. La scomparsa di Federico come quella di tanti ragazzi non ci deve portare alla rassegnazione , no, saremo in questo caso perdenti e in balia dell’altro, il demonio. Il sacrificio di questi ragazzi deve portarci a credere fermamente che sono vivi e aspettano un nostro cambiamento interiore. Solo così, tenendo fede a ciò che dice Gesù, si potranno evitare altre disgrazie. Genitori, medici, operai, educatori, politici ecc. operando col cuore puro eviteranno azioni empie che colpiscono il più delle volte i giusti. Federico vive, ne abbiamo la prova e la certezza, avverte e sente i nostri pensieri e le nostre preoccupazioni, prima ancora che vengono formulati nella nostra mente. Vi prego siate tutti più aperti. In più occasioni la Cara Madre, l’anima di Livia Casciano e in qualche occasione anche Federico hanno stupito tutti perché ci hanno detto:- Noi sappiamo tutto, tutto ciò che avviene nella vostra vita!!! Era il 5/10/2011 e ci trovavamo a casa del veggente Michelino a Milano quando alla fine del rosario appare mamma Livia che parla grazie al suo angelo custode e rivolgendosi a me e mio marito dice:- Antonio, Elisabetta, so che avete il cuore a pezzi; Federico sta bene e vuole la vostra serenità, felicità; un giorno sarete insieme per l’eternità!- Questa chiamata dal cielo inattesa, non cercata, ci lasciò senza parole, eravamo paralizzati e commossi: il mondo invisibile, a noi nascosto, aveva avuto misericordia di noi. Il perché lo abbiamo capito dopo e un pochino per volta. Quando cominciamo a mettere DIO al primo posto nella nostra vita, Dio si rivela; non a tutti allo stesso modo, non è un DIO monotono perché Lui sa come farsi amare e sa come donarsi se lo vogliamo. Più volte è apparso Federico e vorrei raccontarvi le parole che comunicò, in particolare in due occasioni e nel nostro gruppo di preghiera alla presenza di tanti suoi amici. Ci disse parole uniche, belle, straordinarie. Lascio a voi il vostro personale pensiero così come noi ci siamo fatti il nostro: Dio vuole salvarci! Bene, il 17/6/2012 Federico parla attraverso le parole di mamma Livia, questo avvenne subito dopo l’apparizione della Madonna che ci benedisse tutti, e dice queste parole:- Mamma, papà, non voglio neanche una lacrima dai vostri occhi per me, voglio solo gioia. Io sto bene e vi ringrazio infinitamente per tutti voi, per quello che state facendo. Mamma, papà, voglio che questa gioia che provo io quassù voi la possiate trasmettere al mio grande fratellone Giuseppe, donategli tutto il vostro amore. Prego il mio fratellone Giuseppe di non arrendersi, di non stancarsi mai e di aiutare tutti i ragazzi, amici che lui conosce, ne hanno molto bisogno, sono tanti che vivono nelle tenebre e io li voglio salutare tutti. Ti prego Giuseppe sii forte, io ti starò vicino. Giuseppe: -“ Fede che cosa stiamo sbagliando? Dimmi se stiamo sbagliando qualcosa.” - “No, fratellone, devi avere solo Fede che Dio è grande e vuole bene a tutti, Lui c’è, non dimenticatelo su qualsiasi cosa accada. E vi prego ancora una volta di perdonare, perdonate e nel vostro cuore regnerà la pace. Vi prego siate gioiosi, non vi voglio tristi, non vi voglio con le lacrime, festeggiate questo avvenimento nella Gloria di Dio. E’ solo merito suo.” Domenica 3 febbraio 2013 sempre presso il nostro gruppo di preghiera, con il veggente, alla presenza di tantissimi giovani, Federico parla: - Ciao ma, ciao pa, ciao fratellone e un ciao a tutti voi qui presenti. Un ciao particolare a tutti i ragazzi che sono qui presenti; invito a tanti di voi di credere fermamente che queste parole vi giungono da me. Ragazzi, forse, se fossi sulla terra, sarei peggio di voi. Capisco, capisco la vostra età, la vostra difficoltà, i vostri problemi. Dovete sapere che noi quassù: ogni pensiero, ogni difficoltà, ogni problema, ogni gioia che voi affrontate noi percepiamo tutto, ma vi prego tutto ciò che avete udito, queste parole di questo pomeriggio( sono stati letti alcuni messaggi della Vergine Maria rivolti ai giovani), vi prego di accettarle nel vostro cuore e meditate parola per parola, non ignoratele. Se voi tutti aprite il cuore a queste parole noi da quassù vi potremo aiutare. Quando vi dico la parola aiutare è di tenere il cuore aperto a Dio Padre Onnipotente. Solo così noi possiamo distogliervi dalle brutte strade che ce ne sono tante, è pieno, solo adesso me ne rendo conto, solo quando si è quassù ci si rende conto quanto siamo ignoranti su questa Terra e vi invito ad uno ad uno a credere fermamente che l’anima vive per l’eternità. Non fatevi venire un’ombra di dubbio di queste parole. Tanti di voi, cari fratelli e sorelle, fanciulli, tanti di voi hanno bisogno ancora, e vi invito a farlo al più presto, svuotatevi (con le confessioni). E invito tutti voi ragazzi a non essere aggressivi, di portare pace. Nel vostro divertimento fate un proposito a Dio Padre Onnipotente di allontanare tutto ciò che può nuocere alla vostra salute, al vostro corpo. “Divertitevi sano” se volete potete farlo, perché satana sta lavorando molto sui ragazzi, sui più giovani e nella vostra libertà, nella vostra intelligenza potete sconfiggerlo, basta volerlo credere fermamente che la vita non finisce sulla Terra ma la vita è l’eternità. Beato a chi raggiunge la Gloria di Dio, non c’è sofferenza, c’è solo gioia, pace, amore. Ringrazio te Michelino di questo dono che Dio Padre Onnipotente ti ha donato di poter trasmettere queste parole a tutti coloro che hanno la fortuna di ascoltare. Ma, pa, fratellone vi prego ve lo continuo a chiedere: perdonate, una cosa più grande del perdono non c’è, io vi sono vicino a tutti, a tutto il sangue. Io sto bene e un giorno tutti possiamo godere l’eternità per i propri padri, madri, fratelli, bisnonni, tutto il sangue che ci collega. Invito a tutti voi ragazzi, portate questa testimonianza a tutti coloro che hanno avuto il senso di paura di arrivare a questo incontro. Non abbiate timore portate testimonianza, Dio Padre Onnipotente vi chiama ad uno ad uno a diffondere la sua Parola, nessuno escluso, ognuno di voi ha un proprio dono per poterlo fare. Cari ragazzi, cari fratelli e sorelle, cari genitori, per la prima volta, prima delle nostre voci Dio Padre Onnipotente ha mandato la Madre Maria, ha mandato la Madre Maria in mezzo a voi, portando la S. Eucarestia nelle sue mani in mezzo a voi, il suo pianto era di commozione ma anche di dolore; dolore è che lei vorrebbe tanti, tanti ragazzi con la corona in mano per aiutare a sconfiggere il male nel mondo, la commozione a vedere voi qui davanti tutti riuniti recitando la preghiera che lei annuncia a tutti di recitarla. E adesso io vi abbraccio ad uno ad uno, il mio tempo è finito, sappiate che vi voglio bene e voglio la vostra pace, la vostra felicità, la vostra gioia su ognuno di voi.” Io: - Ti mando un abbraccio Fede. - “ Ma, l’hai già fatto, sii serena.” “ Pa, io so i vostri cuori, tutto ciò che fate ed io vi sarò vicino ad uno ad uno.” Giuseppe: - “ Fede aiutami a capire cosa devo fare.” - “ Fratellone ti vorrei dire tante cose, però tante non te le posso dire perché Dio Padre Onnipotente non è una spia, Lui vi ha donato l’intelligenza. Ti prego di essere sereno, di essere cauto e di essere in pace, questo è quello che ti posso annunciare. Attenzione a non commettere errori verso Dio Padre. Se voi lo volete io sicuramente posso aiutarvi a capire i vostri cuori cosa chiedono. Vi abbraccio tutti. ” Antonio : - “ Fede un bacio dove sai tu.” - “ Pa, è il tuo cuore che conta, stai tranquillo e vivi sereno. Un giorno staremo insieme. Siate tranquilli. Queste parole valgono per tutti i presenti, basta amare Dio Padre Onnipotente e nessuno andrà perso, nessuno soffrirà. Vi voglio bene Ciao.” - Dopo queste belle parole di Federico eravamo tutti commossi e profondamente riconoscenti a Dio. Penso spesso che Dio abbia donato Federico a tutti noi per farci capire cos’è il vero amore e che poi per un motivo a noi sconosciuto ci è stato tolto. Ora intuisco il senso cristiano dell’amicizia, essa si colloca nel pensiero che insieme si costruisce una strada verso il Paradiso. I giovani che secondo Federico ebbero paura ad intervenire quel giorno sono stati tutti informati del messaggio lasciato; anche al liceo che Federico frequentava abbiamo letto il suo messaggio. I giovani danno gioia al Signore perché sono solidali, sanno piangere, ridere e sacrificarsi. Cosa dire degli occhi di questi amici di Federico. Li ho guardati il giorno della disgrazia, in chiesa, al gruppo di preghiera, a scuola. Il giorno del suo diciottesimo compleanno, non avrei mai pensato di regalare a un figlio una Santa Messa nel giorno in cui diventava un adulto. Avevo un groppo alla gola, ma l’ho dovuto ingoiare, sarei scappata via a piangere, non potevo, avevo gli sguardi increduli di questi ragazzi addosso, mi guardavano, mi fissavano e proprio da me aspettavano un segno di speranza. Proprio io ferita dentro avrei dovuto dare loro una risposta. Festeggiammo con gioia e con noi il don che suonava la chitarra. Fu molto bello! Si avvicinarono alcune persone e mi dissero:- Come fai a fare tutto questo?- Ero triste dentro, ma forte e pronta a dare dignità a un ragazzo che aveva amato tanto il mondo che lo circondava. Dopo un po’ di tempo Federico apparve durante il Santo Rosario, a casa del veggente e disse: -“ Papà, mamma io vi ringrazio. La mia gioia che ho quassù, che mi donate giorno dopo giorno, che piano piano questa gioia arrivi ai vostri cuori. Vi ringrazio per tutto, per tutto quello che fate, per tutti i ragazzi che avete intorno, che vi vogliono bene e voi siete diventati come loro padre e loro madre, continuate vi prego. Elisabetta e Antonio: - “ Fede ci manchi, ti vogliamo bene. “ “ – Lo so, io lo so l’amore che avete per me. Questa è una gioia grande. Vi chiedo di essere sereni, di continuare questo cammino.” Poi riferito a me dice:-“ Tu devi stare vicino al mio fratellone, digli di seguire il suo istinto positivo, di non lasciarlo, fagli pervenire queste parole. Vi ringrazio per il pensiero che avete avuto per il mio compleanno. Mamma, Papà, se tutti gli anni me lo ripetete non mi dispiace.”- Federico ha regalato a noi familiari e agli amici momenti intensi di gioia; giorni indimenticabili; sorrisi teneri diventati repertorio di continui ricordi e immagini incancellabili da cui attingere forza e fiducia: miei compagni di vita. Oggi lui continua a farlo ma con un amore diverso. Con un amore che non conosce tramonto ma che è luce eterna. Il suo don gli scrisse una bellissima preghiera dietro alla foto che fu distribuita a tutti gli amici e conoscenti e recitava in questo modo:
Ricordando Federico
Quando Lui ti è venuto incontro sulla strada. Tu gli hai sorriso: “Non sei qui per me, vero?”
Lui non ha parlato ma ti ha preso per mano…”
No, non posso ora. Ho ancora tanti progetti tanti affetti ho ancora tutta una vita da vivere” Lui continuava a guardarti dritto negli occhi.
“Adesso, Federico, dovremo fare un lungo viaggio passeremo dentro una galleria buia ma non aver paura: io sono qui con te. Ti tengo stretto”.
Ti sei voltato indietro e hai visto il tuo papà, la tua mamma e tuo fratello: erano increduli e con gli occhi pieni di lacrime.
Li hai accarezzati, abbracciati e baciati.
Poi hai ripreso il cammino: noi, rimasti qui, abbiamo chiuso gli occhi e siamo rimasti al buio. Tu stavi già camminando nella luce ed eri felice!
Ho pregato per te il giorno che ti ho generato alla vita divina nel Battesimo ora prego per la tua nuova vita in Dio.
Ti credo fortemente vivo e vicino. E tu prega per noi.
Il tuo don Antonio Razzini
Federico Marolda (07 settembre 1994 - 23 giugno 2010)
Il don conosceva bene Federico e quando veniva a casa, lui piccolino gli correva incontro dicendo arriva il Donton! Come si fa a dire che non c’è un Dio che ci ama se siamo capaci di pensare e scrivere queste parole? E’ vero, non ci stupiamo più di nulla. Sembriamo vaccinati contro lo stupore, la meraviglia, le sorprese. Passiamo a grande velocità accanto alle sofferenze, le gioie, moltiplicando le sensazioni, insieme ai km, ma non riusciamo più a fermarci, per ascoltare, ammirare. Pare non valga più per noi. Il nostro popolo quello che doveva essere di Dio pensa che le parole della preghiera siano inadeguate, perfino traditrici. Io dico che tutti parlano e sparlano e Dio ha diritto di << dire la sua >>. Non c’è dubbio in questo cammino ho imparato a pregare e per me nulla è più come prima. Nel silenzio del mio cuore avvengono i fatti più importanti e i giornali o altri canali di comunicazione che dirigono, deviano, portano fuori strada, per fortuna non ne sanno nulla. Lo Spirito santo, grande dono del Signore, è troppo impegnato a lavorare in profondità nel cuore dell’uomo, dove c’è posto per lo stupore, non per la curiosità.
Con tanto amore e affetto per tutti
Elisabetta